Cala il prezzo del petrolio. Si fa sempre più preoccupante il rallentamento della domanda in Cina. Nonostante le preoccupazioni che vengono da Oriente e i timori per la stretta dell’offerta globale e l’aggravarsi della crisi ucraina hanno mantenuto il Brent sopra i 111 dollari al barile.
A far calare le richieste di greggio da parte delle Cina il rallentamento dell’economia che nel mese di Marzo. In Cina sono in calo i consumi, il settore immobiliare e le esportazioni, togliendo la lucentezza dai numeri di crescita del primo trimestre più velocemente del previsto e peggiorando una prospettiva già indebolita dal Covid-19 e dalla guerra in Ucraina.
Gli ultimi dati aggiornati ad oggi hanno anche mostrato che la Cina ha raffinato il 2% in meno di petrolio a marzo rispetto a un anno prima. La produzione in oriente secondo le stime attuali è scesa al minimo da ottobre. A fare da contraltare l’impennata dei prezzi del greggio ha compresso i margini e i blocchi rigidi hanno danneggiato la domanda.
Il petrolio è salito in queste settimane ai massimi come non accadeva dal 2008 a marzo, con il Brent che ha raggiunto brevemente i 134 dollari. A far vacillare la situazione l’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca. Ad un economia ancora instabile per gli effetti delle pandemia si è aggiunta alle preoccupazioni per l’approvvigionamento dovute alle sanzioni alla Russia e agli acquirenti che evitano il petrolio russo.
In questi settimane inoltre produzione russa è diminuita del 7,5% nella prima metà di aprile rispetto a marzo, ha riportato Interfax, e i governi dell’Ue hanno affermato la scorsa settimana che si stavano elaborando proposte per vietare il greggio russo.