Formare, informare e cambiare la mentalità nel mondo delle aste

C’è un momento, nella vita di ognuno, in cui bisogna scegliere da che parte stare.

Io l’ho fatto anni fa, quando ho deciso che la mia voce, le mie conoscenze e la mia esperienza nel mondo delle aste immobiliari non sarebbero servite solo per “comprare e vendere case”, ma per raccontare la verità che nessuno ha mai avuto il coraggio di dire.

Perché dietro ogni immobile che finisce all’asta, non ci sono solo muri, porte e finestre.

C’è una storia.

E a volte, dietro quella storia, c’è una famiglia distrutta, una malattia, un fallimento non voluto, una perdita improvvisa.

C’è una vita che si spezza.

Eppure, ogni giorno, qualcuno commenta sui social:

“Comprare una casa all’asta è legale, lo Stato lo permette, la legge lo consente. Dov’è il problema?”

Il problema, caro lettore, è che legge e giustizia non sempre camminano a braccetto.

Lo dico da uomo, da professionista e da cittadino che crede ancora nel valore umano delle cose.

Quando la legge non basta

La legge dice che un immobile può essere venduto all’asta se il proprietario non riesce più a pagare i propri debiti.

Sulla carta tutto sembra corretto: il creditore va tutelato, il sistema deve funzionare, le regole vanno rispettate.

Ma nella realtà, dentro le case che finiscono all’asta, non ci sono solo numeri o mutui scaduti: ci sono storie di persone che spesso non hanno colpe.

C’è chi ha perso il lavoro dopo vent’anni di contributi.

C’è chi ha avuto un figlio malato e ha scelto di pagare le cure invece della rata.

C’è chi ha creduto a una banca che prometteva condizioni “vantaggiose” e si è ritrovato schiacciato da un mutuo impossibile.

Sono debitori esecutati, come li chiama la legge.

Io li chiamo persone.

E tra questi debitori ci sono tre grandi categorie:

quelli che hanno sbagliato e devono pagare,

quelli che hanno agito in malafede,

e poi quelli che per cause di forza maggiore si trovano travolti da un sistema più grande di loro.

È a loro che mi riferisco quando parlo di tutela.

È per loro che continuo a parlare, anche quando qualcuno mi accusa di “difendere chi non paga”.

Il sistema delle banche: chi vince sempre

In Italia c’è una verità che molti fingono di non vedere:

le banche vincono sempre.

Hanno costruito un sistema dove, anche quando l’imprenditore fallisce o la famiglia perde la casa, alla fine qualcuno copre le loro perdite.

C’è lo Stato, ad esempio, che ha creato fondi di garanzia per proteggere gli istituti di credito.

In pratica, se un imprenditore non riesce a restituire un finanziamento, lo Stato paga al posto suo.

Così la banca dorme sonni tranquilli, continua a prestare denaro e, in caso di problemi, non ci rimette mai.

Ma chi protegge la famiglia che perde la casa?

Chi aiuta il padre di tre figli che dopo dieci anni di mutuo, per una malattia o un licenziamento, non riesce più a pagare?

Nessuno.

Quell’uomo vedrà la sua casa venduta al terzo o quarto ribasso, per una cifra ridicola, e rimarrà comunque indebitato, perché in Italia si usa il cosiddetto “piano di ammortamento alla francese”:

nei primi anni del mutuo si pagano quasi solo interessi, e solo dopo si comincia a scalare il capitale.

Così, anche dopo anni di sacrifici, ci si ritrova con nulla in mano:

né casa, né pace, né giustizia.

La bugia della “prima casa intoccabile”

C’è un’altra grande bugia che lo Stato ci racconta, e che molti ripetono come un mantra:

“La prima casa non si tocca.”

Falso.

È una frase buona per i comizi, non per la vita reale.

In Italia, se hai debiti fino a 120.000 euro con l’Agenzia delle Entrate, la tua prima casa è al sicuro.

Ma se il debito supera quella cifra, anche lo Stato può metterla all’asta.

Lo Stato stesso, che dovrebbe proteggerti, può portarti via il tetto sotto cui vivi.

E allora cosa resta di quella promessa?

Niente. Solo un’illusione, uno slogan vuoto che serve a tranquillizzare chi non conosce la verità.

Io non voglio raccontare favole ai bambini.

Voglio raccontare la realtà agli adulti.

E la realtà è che oggi chiunque può trovarsi in difficoltà: un incidente, un licenziamento, una pandemia, un imprevisto.

In pochi mesi, la vita cambia, e quello che hai costruito in anni può svanire.

Formare, informare, cambiare

Qualcuno mi dice:

“Ma Nicola, tu ce l’hai con chi compra le case all’asta.”

No.

Io non ce l’ho con nessuno.

Io voglio formare e informare.

Voglio che chi si avvicina al mondo delle aste capisca la storia che c’è dietro ogni immobile.

Voglio che prima di fare un’offerta, si chieda:

“Chi ci abitava qui dentro? Perché questa casa è finita all’asta?”

Non sto dicendo che non bisogna comprare.

Dico solo che bisogna comprendere.

Perché se la legge permette una cosa, non vuol dire che sia sempre giusta da fare.

Ecco perché continuo a parlare, a scrivere, a registrare video anche in macchina, tra un appuntamento e l’altro.

Perché non voglio che questa battaglia diventi solo un post sui social.

Voglio che diventi una coscienza collettiva.

Il ruolo dello Stato e della comunità

Uno Stato giusto dovrebbe distinguere.

Dovrebbe saper riconoscere chi ha agito con dolo da chi è stato travolto dagli eventi.

Dovrebbe aiutare le famiglie in difficoltà prima che perdano tutto.

Come fa a proteggere le banche con fondi miliardari e non riesce a creare un fondo di solidarietà per le famiglie che rischiano la casa per cause di forza maggiore?

E non è solo una questione di Stato.

È anche una questione di comunità.

Perché troppo spesso ci giriamo dall’altra parte.

Vediamo una casa con il cartello “ASTA GIUDIZIARIA” e pensiamo: “Affare!”.

Ma raramente pensiamo a chi ci viveva dentro fino a ieri, a cosa ha passato, a quanto dolore c’è dietro quel portone.

Essere cittadini significa anche questo: avere empatia, rispetto e coscienza sociale.

Un invito alla riflessione

Io non pretendo che tutti siano d’accordo con me.

Anzi, so bene che quello che dico a volte dà fastidio.

Ma preferisco essere criticato per aver detto la verità che applaudito per aver taciuto.

Quello che chiedo a chi mi legge e mi segue è solo questo:

prima di giudicare, ascoltate.

Prima di commentare, approfondite.

Perché non si può capire un sistema guardando solo 30 secondi di un video da 9 minuti.

Dietro ogni parola che dico, c’è uno studio, un’esperienza, una visione che non nasce per fare “influencer”, ma per cambiare un pezzo di mentalità collettiva.

E se anche una sola persona, dopo avermi ascoltato, deciderà di fermarsi un attimo prima di comprare una casa all’asta e chiedersi “che storia c’è dietro?”, allora avrò fatto la mia parte.

Conclusione

Io continuerò a dire quello che penso, con libertà e responsabilità.

Non appartengo a nessuna lobby, non devo piacere a nessuno.

Sono solo un uomo che ha visto troppe ingiustizie e ha deciso di non stare in silenzio.

Formare, informare, cambiare.

Questo è il mio obiettivo.

E lo sarà finché anche l’ultima famiglia, quella che oggi vive nel silenzio della paura di perdere la casa, potrà finalmente sentirsi capita, difesa e ascoltata.

BUONA VITA